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Titolo : Un piccolo infinito addio

Autore: Emily Pigozzi

Editore: Self- publishing

Pagine:

Formato: E- book

Genere: romance contemporaneo

Ambientazione: Italia

Pov: alternato a tre voci

Sinossi:

E se l’uomo che credevi di odiare fosse l’unico in grado di scaldarti il cuore?

Lara Corsini è un medico: ha poco più di trent’anni, ma vive un’esistenza solitaria e costellata di ricordi. L’unico sentimento vero che prova è l’odio per Cesare Marano, ex ragazzo scapestrato e primo amore di sua sorella, la dolce e bellissima Susanna, ma anche il colpevole della sua morte prematura.

Da allora sono trascorsi vent’anni. Dopo il carcere, di Cesare si sono perse le tracce.

Il suo improvviso ritorno in città risveglierà sentimenti mai sopiti, ma Lara dovrà fare i conti con una eventualità imprevista: Cesare è un uomo ferito, completamente diverso, e la ragazza sente crescere verso di lui un’attrazione irresistibile.

I due saranno capaci di lasciarsi alle spalle i dolori del passato e credere in un nuovo, travolgente amore?

Una storia dolce amara sulla sofferenza e la rinascita, e sugli imprevisti e le passioni che possono cambiare l’intero corso di una vita.

Qualche riflessione

Piccolo e infinito, quasi un ossimoro e una sintesi di questo romanzo, quasi un indizio dello stile dell’autrice, crepuscolare e romantico, dall’incisività notevole tuttavia, per intensità di sentimenti e vividezza di immagini.

Emily Pigozzi è una artigiana delle emozioni, tesse con cura trame cariche di umanità e svolge con esperienza il filo della narrazione, con tocchi di lirismo lievi – retaggio piacevolissimo della sua formazione e frutto della sua predisposizione naturale al bel suono e alla prosa melodica.

Piccole grandi storie, istanti di vita che sembrano durare per sempre, momenti dell’esistenza raccontati come eventi. Senza retorica ma con tono quasi dimesso, misurato, con sensibilità rara. Storie di vita, che suscitano empatia

Si dice che gli odori siano il più potente veicolo delle emozioni. In quell’odore, quello strano profumo originato da una combinazione unica al mondo e fatta di mille elementi, dolce e violenta assieme, ora ritrovo prepotente la prima parte della mia vita.
Ogni casa ha un suo odore: i cibi cucinati più spesso da mani amorevoli, i mobili, i detersivi e i bagnoschiuma. È l’odore dell’umidità, e del calore.
L’odore della pelle di chi vi abita.
E, non ultimo, l’odore dei ricordi…

L’unica cosa che desidero è restare da solo, solo con i miei ricordi. Per raccoglierli. Per celebrarli. Per piangerli, probabilmente.

Cesare che torna alle origini dopo un vagabondare irrequieto, Lara che è rimasta sulla linea di partenza, in un letargo emotivo.

Sono efficiente, seria, gentile, molto educata e riservata…

Com’è ironica la vita. Lui non merita di salvarsi, di andare avanti: eppure, sarò proprio io a non permettergli di arrendersi, a strapparlo alla morte

Quasi una beffa del destino, uno scherzo di cattivo gusto o una trovata della sorte, secondo un disegno provvidenziale ancora nascosto. Ciò che li tiene indissolubilmente avvinti è il dolore per la perdita, ciò che li lascia irrimediabilmente distanti è il rancore per la sofferenza. Anche i peggiori silenzi si possono colmare, questo accorcia le distanze e riempie il vuoto della solitudine

 Noi abbiamo avuto Susanna, e siamo vivi per ricordarla. Noi due, in mezzo al resto del mondo che va troppo veloce e che ci ha lasciati indietro, incurante di quello che siamo stati.

La memoria è un modo di perpetuare il ricordo, quando è narrata diventa un salto dolcissimo nel passato, così ritroviamo tra le pagine di questa storia la delicatezza dell’amore adolescenziale, la scoperta timida e palpitante, travolgente, del primo amore.

Susanna nei flash back diventa una comprimaria, protagonista del ricordo struggente e presenza forte con la sua assenza nel tempo contemporaneo della narrazione. Si crea un senso -estremamente efficace- dell’attesa, secondo un meccanismo di suspense. Prima come un cuneo inamovibile a creare un solco tra i protagonisti, chiusi nel loro dolore, poi come un ponte tra due vite spezzate, secondo un meccanismo di giustizia retributiva compassionevole. O un percorso di catarsi e liberazione.

Lasciarla sola, in questo mondo, ora che so che possiamo condividere lo stesso fardello. Portandolo in due, forse, ci sembrerà più leggero.
Così la raggiungo e la aspetto, fuori da quell’ospedale. Non sono sicuro che la troverò, ma poco importa: sono pronto ad aspettarla ogni giorno, perché ho bisogno di lei. E lei di me. Il pensiero di lei, la sua presenza, è la scusa che cercavo per guardare avanti. Una ragione

Uno vagabonda nel dolore, l’altra resiste come erede di un sogno infranto.

Non dovrei accettare, lo so bene: è assurdo coinvolgerla. Dovrei farla scendere a forza, obbligarla con decisione, andarmene senza di lei, anche se è l’ultima cosa che vorrei. Ma tra me e la razionalità c’è il folle desiderio di sentire per un’ultima volta il corpo tenero di Susi contro il mio, di correre via con lei, sognando che sia per sempre. L’ultima cosa che vedo, prima di partire, è lo sguardo attonito di Lara, il suo urlo muto nel pronunciare il nome della sorella, come un addio.
Come un piccolo infinito addio, lo stesso che sto dicendo a queste vie familiari, alla mia adolescenza sbagliata e alla ragazza che amo. Lei, la cosa più giusta e meravigliosa del mondo.

La moto romba sulla strada, recitando la scena madre di questo assurdo film troppo veloce.

Così si ritrovano nel ricordo e nel rimorso

Scivoliamo poi insieme nel sonno, dopo l’amore, vinti dalla pace che abbiamo inseguito invano fino a oggi, per poi trovarla nel modo più inaspettato e incredibile, come un regalo della vita. Solo noi abbiamo le chiavi di questo amore.

La sfida più dura sarà perdonare e far pace con il proprio passato, amare se stessi e lasciarsi andare. Lasciare andare. Per poi ritrovarsi.

 Non c’è nulla di sbagliato in questo. Non c’è più nessuno da offendere, nessuno da perdonare. Ci siamo soltanto noi. È nato qualcosa, in una maniera quasi ineluttabile, sorprendentemente naturale. Abbiamo provato a contrastarlo, ma è stato più forte di tutto. E sia, allora. Questa è una resa, una resa che regala un senso a ciò̀ che ho vissuto. Le nostre labbra si cercano, felici di conoscersi e di desiderarsi così tanto.

 «Allora mi perdoni?» Il tono di lui è rotto, ma pieno di speranza.
«Solo se ti perdoni anche tu.»
«Mi perdonerò nel tuo amore.»

Non c’è nulla di superfluo, ogni istante è portato alle radici delle emozioni, cupe e luminose, dal dolore al senso di colpa, al rancore, alla compassione, al desiderio, all’amore. Alla speranza.

Sentimenti complessi in un groviglio difficile da snodare senza cadere nella banalità, ben sviluppati e narrati, con semplicità disarmante. L’autrice ha una sensibilità acuta, un tocco lieve, che conferma in questa storia di emozioni e sentimenti, nella sua prosa limpida e bellissima.

Saffron