Titolo: Una canzone per te

Autrice: Emily Pigozzi

Editore: HarperCollins- collana eLit

Genere: Contemporary Romance

Ebook: € 3,99

Sinossi

Le note morbide della chitarra riempiono la sera tutto intorno a noi. I colori del tramonto, il profumo dell’erba fresca, la brezza leggera… è tutto così dolce, pieno di vita e di promesse di felicità. Sto ferma e lo assaporo, pensando che non c’è altro posto dove vorrei essere…

Sono passati sei anni e la vita di Iris è stata completamente stravolta. Prima la morte del padre e poi quella del nonno l’hanno resa adulta di colpo, costringendola a mettere da parte i sogni e a lavorare sodo per non perdere la tenuta di famiglia in Toscana. Le manca tutto della sua spensierata adolescenza, le manca soprattutto Enea, che se n’è andato per inseguire la sua carriera di musicista senza guardarsi indietro, lasciandole solo ricordi e una canzone. Poi all’improvviso rieccolo Enea, il ragazzo della sua adolescenza, ma anche l’uomo affascinante e di successo che è diventato. E ha una nuova canzone per lei.

Recensione

Care amiche di Harem,

oggi vi parlo di “Una canzone per te” di Emily Pigozzi, uscito il 29 giugno scorso e pubblicato dalla HarperCollins nella collana eLit. Una storia che racchiude tutti i profumi e i sapori della Val d’Orcia, un romanzo che ha il retrogusto della nostalgia, ma in cui sono predominanti le note del riscatto, della crescita interiore e delle seconde possibilità.

Iris ed Enea si conoscono e si amano da sempre. Insieme stanno scoprendo la magia che caratterizza il primo amore. Un mondo fatto di istanti di possibilità infiniti, un mondo pieno di cose nuove ed eccitanti da sperimentare insieme, romanticismo ed emozioni. Un mondo in cui, per la prima volta, ci si sente parte di un noi.

Sono trascorsi sei anni e la situazione è radicalmente mutata.

Iris è stata costretta a mettere da parte i suoi sogni, ad abbandonare l’università per cercare di salvare la tenuta di famiglia che rappresenta la loro attività. Sulle sue spalle ricadono tutte le responsabilità in quanto figlia maggiore, dopo la perdita del padre e del nonno. È una ragazza cresciuta troppo in fretta prima del tempo per far fronte agli eventi. Iris si sente quasi schiacciata da questi obblighi, è spaventata, impaurita, ma, allo stesso tempo, tenace e caparbia.

Enea. Enea ha lasciato il paese per partecipare ad un talent show ed è diventato un musicista e un cantante molto apprezzato. E proprio il talent show funge per i protagonisti come un momento di “sliding doors”: l’attimo in cui le loro vite sono state cambiate per sempre e il loro amore sembra essersi dissolto e svanito.

Ma il destino, come si sa, ha in serbo disegni più grandi di quanto possiamo immaginare e i due protagonisti, dopo sei anni di silenzi, si rincontrano.

“È il preciso profumo che ricordo, quello dell’estate, della mia giovinezza, di noi due. Ma è come se quel profumo fosse contaminato da qualcosa di nuovo: una fragranza più sofisticata, intensa e maschile. Lui non è più quello di un tempo, Iris, mi ripeto. È volato via, è cambiato. Lui non è come te. Era speciale, come d’altronde hai sempre creduto. E l’ha dimostrato.”

Iris porta su di sé ancora le conseguenze della rottura: ha paura. Il ritorno di Enea la destabilizza, la manda in confusione e lei non può permetterselo vista la marea di problemi da fronteggiare.

Ma i sentimenti imperanti in lei sono la rabbia e il rancore verso Enea.

Rancore per aver buttato all’aria un rapporto unico fatto di complicità e di sguardi. Rabbia perché Enea è tornato e si comporta come se niente fosse accaduto.

“Devo fare violenza a me stessa per ricordare che non è così, che noi due ci siamo perduti e che nulla, proprio nulla, potrà tornare come prima. Di questo sono sicura, ed è una certezza che fa male, che mi lacera dentro, dura come i calli che ho sulle mani.”

Enea. Enea si può definire un’anima persa. È stato abbagliato dal grande successo ottenuto e dalle luci della ribalta e piano piano ha perso il contatto con la realtà, con la semplicità, con ciò che conta e che ha sempre contato davvero nella sua vita: Iris o Sisi come l’ha soprannominata.

 «Non lo so. Forse per un ricordo. Ho capito che tu porti con te la parte migliore della mia giovinezza. E di me. Tu, questo posto… siete voi. Qui c’è il vero me stesso. Mi sono perso, e adesso sto cercando di ritrovarmi.»

Complice un weekend in Liguria per festeggiare l’addio al nubilato/celibato dei loro amici storici, la passione, che sembrava sopita, si risveglia e ritorna prepotente in superficie. I loro corpi si riconoscono, sotto quelle mani sono diventati grandi insieme e riscoprirsi, da adulti, è estremamente naturale.

“Non avevamo niente, ma non ci serviva niente. Noi due eravamo il nostro tutto.”

Ma questo non è sufficiente per far ripartire la loro storia d’amore interrotta.

“Chi siamo adesso, Enea? Cosa possiamo diventare? C’è ancora spazio per la nostra storia, in questo mondo che ci è cambiato tra le mani come se fosse una mano di carte sbagliata?”

 

Non vi svelo altro perché è un romanzo relativamente breve e lo lascio assaporare a voi, mie care Dame.

E ora vi dico cosa ne penso di questo romanzo.

Se dovessi utilizzare tre parole per descriverlo sceglierei: terra, radici e musica. Tre parole estremamente connesse tra loro, tra l’altro.

La Pigozzi ha scelto un’ambientazione a me molto cara. La Val d’Orcia in Toscana. Uno scenario che offre panorami suggestivi e incredibili in cui impera una quiete disarmante e una massa di colori. Si va dall’oro delle messi al verde dei boschi, dei filari delle viti e degli uliveti.

Una ambientazione dal sapore dolce ed equilibrato così come il romanzo che ci ha regalato la Pigozzi.

La terra è ciò che ci mette in contatto con il nostro essere. Possiamo paragonarci a un seme che piano piano germoglia e cresce fino a diventare ciò che siamo oggi. Ed è questo che fanno i nostri protagonisti. Nel romanzo, oltre ad essere presente una caratterizzazione molto approfondita dei personaggi, ciò che colpisce è il loro percorso di maturazione e crescita.

In questo caso, la terra è simbolo anche delle proprie origini, delle proprie radici e connota un forte senso di appartenenza.

Conoscere le proprie radici equivale a certificare la nostra identità e non è un caso che Enea ritorni nel proprio paese natale. E il suo non è un semplice tornare indietro, ma è un trovare un nutrimento per andare avanti. Cercare un equilibrio fra il vecchio e il nuovo, fra ciò che è stato e ciò che sarà.

Riscoprire le proprie radici significa anche ricordare da dove si viene e questo aspetto è stato messo magistralmente in risalto dall’autrice in diversi modi. In una prima lettura, molto palese, si fa riferimento ai flashback del passato della storia fra Iris ed Enea. La seconda lettura è costituita da come l’autrice ha caratterizzato il pov maschile: sotto forma di una lunga lettera a mo di diario. Il diario è una sorta di strumento emotivo che ci consente di mettere nero su bianco i nostri sentimenti e di prendere coscienza del mondo che ci circonda. Quindi, ancora una volta, in questo caso, si ritorna al contatto con le proprie radici.

Come si lega tutto ciò con la musica?

La musica, come suggerisce il titolo, è un aspetto fondamentale in questo romanzo che non è legato solo alla professione del protagonista maschile. C’è qualcosa di più.

Le canzoni di Enea hanno avuto successo perché la gente sentiva, percepiva le emozioni che suscitavano. E questo perché erano scritte con sensibilità, con trasporto. Trasporto dovuto a ciò che si conosce, trasporto dovuto all’unica persona che lo ha capito e che lo capirà sempre, trasporto dovuto a un legame che si è sì modificato, ma mai spezzato. Un legame non solo con la persona amata, ma anche con la terra. La terra che custodisce una memoria antica come la musica. La musica che fa battere il cuore, che è vita e che brucia come il rosso e il viola accesi che caratterizzano i tramonti meravigliosi della Toscana.

Benché non sia una storia forse originale, mi sento di premiare questa autrice per aver dato ad una storia semplice una grande profondità sia nell’analisi dei personaggi sia nei messaggi lanciati. Il tutto condito da uno stile semplice, lineare (poche imprecisioni stilistiche di poco conto), ma allo stesso tempo intimistico e corposo, elegante, fresco come il Brunello di Ca’ Certaldo.

Una storia che vi consiglio in queste calde giornate estive per rivivere l’incanto del primo amore, per godervi scenari mozzafiato e per gustarvi le emozioni che da sempre ci dà la musica.

Alla prossima,

Francesca

STORIA