Nodo focale del libro “SCANDALO NELLA BRUGHIERA”, sono le intense descrizioni ambientali, mitologiche e storiche, attorno alle quali sorgono o si sviluppano i fatti descritti in alcuni passaggi del romanzo. In questo articolo, ci soffermeremo sui principali aspetti.

La storia si svolge nel Dartmoor, che è un altopiano situato nella contea inglese del Devon, in Cornovaglia, caratterizzato da vegetazione rada e paludosa, un luogo incantato e solitario, sul quale circolavano spaventose leggende. L’intera zona ha l’aspetto tipico della brughiera profumata e selvaggia e le sue colline, dette tor, rappresentano una delle aree più vaste con granito esposto nel Regno Unito. La zona è compresa nel Parco nazionale di Dartmoor ed è famosa per i reperti preistorici di cui è ricca. Numerosi siti megalitici dell’età neolitica testimoniano la presenza di una popolazione dedita alla caccia. Ancora un mistero per gli studiosi sono le file di pietre che si possono incontrare, tra le quali la lunghissima Stall Moor. Interessante sapere che nel 1901, lo scrittore Arthur Conan Doyle, ambientò in queste zone una delle avventure più inquietanti ed apprezzate del suo personaggio Sherlock HolmesIl mastino dei Baskerville.


Passiamo,
ora, all’aspetto delle tradizioni, perché Dartmoor è famosa per i suoi miti e le sue leggende. Si dice che sia luogo di ritrovo dei folletti, di un cavaliere senza testa e di un enorme creatura nera conosciuta come la “Bestia di Dartmoor”.

Durante il grande temporale del 1638 di Widecombe-in-the-Moor, ossia un evento atmosferico di portata eccezionale con fulmini globulari che colpirono la chiesa di St. Pancreas, danneggiandola pesantemente, si disse che il villaggio era stato visitato dal diavolo. Secondo la leggenda il temporale fu il risultato di una visita del demonio che aveva stipulato un patto con un locale giocatore di carte imbroglione, Jan Reynolds o Bobby Read. Al momento del violento evento, si stava svolgendo all’interno della chiesa una messa con all’incirca trecento fedeli, dei quali quattro furono uccisi, mentre in sessanta rimasero feriti.

Tra le storie di fantasmi del luogo sono da ricordare: la presunta infestata Tomba di Jay, una giovane donna morta suicida nel XVIII e sepolta all’incrocio di due strade, poiché ai suicidi,all’epoca, erano negati i riti di una regolare sepoltura cristiana. Sulla sua tomba, quotidianamente ricoperta da fiori freschi e da offerte votive, giurano di aver avvistato di notte strane luci e misteriose figure inginocchiate a essa; l’antico luogo di sepoltura di Childe’s Tomb; la pila di rocce chiamata Bowerman’s Nose e le croci di pietra che segnano le antiche vie medievali attraverso la brughiera.


Alcune storie sono nate negli ultimi decenni, come quella del “
mani pelose, un fantasma composto solo da un paio di mani slegate dal corpo che si divertirebbe ad attaccare gli automobilisti e i motociclisti che circolano per la strada tra Postbridge e Two Bridges, inducendoli violentemente ad andare fuoristrada. Nel corso degli anni, strani e inspiegabili incidenti sono stati segnalati in quel particolare tratto di strada.

La più famosa leggenda della brughiera inglese è forse quella della “Bestia di Dartmoor”. Seconda la leggenda, la brughiera di Dartmoor sarebbe infestata da una grossa creatura. Secondo molti, tale leggenda nasce traendo ispirazione a quella del cane nero, creatura molto presente nel folklore inglese. Questo cane nero, con pelo irsuto e occhi fiammeggianti, vaga per le colline ventose, al crepuscolo, in cerca di viaggiatori solitari e sventurati; udire l’eco dei suoi latrati o il calpestio delle sue zampe equivale a una condanna: nessuno sopravvive alla sua caccia. Perfino lo scrittore Arthur Conan Doyle decise di narrare una storia sul cane nero e lo fece ambientandola proprio nelle spettacolari lande del Dartmoor. Il titolo del romanzo è il già citato “Il mastino dei Baskerville. Secondo altri la leggenda sarebbe in realtà una storia vera e non sono pochi a testimoniare di aver visto una creatura nera delle dimensioni di un pony correre nella brughiera e cibarsi delle pecore che vi pascolano. A detta di molti la creatura si tratterebbe di un grande felino britannico.

Vale la pena approfondire il libro “Il mastino dei Baskerville”, che si colloca a mezza strada tra il reale e il fantastico, anche se si sa che alla fine Holmes, il detective protagonista, saprà dare una risposta logica a tutto ciò che appare inquietante e misterioso. Conan Doyle dimostra, con questo romanzo, di essere, oltre che un grande scrittore di polizieschi, anche un ottimo scrittore di romanzi storici, perché, gli accenni che egli fa ad avvenimenti lontani nel tempo, sono tipici di un grande autore di racconti storici quale lui era, anche se nessuno dei romanzi a sfondo storico sia poi divenuto famoso. La storia dei Baskerville, unanimemente e giustamente considerata il capolavoro assoluto di Doyle, riesce infatti, con un rigore unico nella storia del “giallo”, a piegare lelemento gotico alle esigenze della storia poliziesca, conferendole al tempo stesso un inquietante e fascinoso alone che, pur diradato alla fine da Holmes, permane oltre la soluzione del romanzo nella mente del lettore, rendendo quasi palpabile lopprimente atmosfera della palude dei Baskerville ed il tremendo ringhiare dellorribile mastino. La fantasia, in questo giallo, sfiora i confini del soprannaturale ed entusiasma il lettore più esperto tenendo viva la suspence fino alla fine, quando Holmes sarà in grado di spiegare minuziosamente ogni particolare.

Il Mastino dei Baskerville resta un grande libro giallo ma anche un racconto del terrore, per l‘ambientazione inquietante e per la presenza di personaggi sfuggenti e bizzarri, difficili da inquadrare, che si presentano per ciò che non sono o hanno atteggiamenti decisamente eccessivi. Forse qualcosa nella stessa atmosfera della brughiera influisce sulla personalità umana. C’è un contrasto stridente tra ciò che le persone pensano in città e ciò che pensano una volta giunti nella brughiera: quando sono in città, trattano tutto con sufficienza, ma nella brughiera iniziano a credere nel soprannaturale. Una delle ragioni dellefficacia narrativa del Mastino, è che nulla è ciò che sembra, neppure lo stesso Holmes. Allinizio sembra, infatti, che non partecipi alla storia; resta a Londra, mentre Watson vede e sente per lui, ma Holmes è presente, per tutto il tempo. Da dietro le quinte il formidabile investigatore ha praticamente risolto il caso, lindizio più lampante che ha trovato indica Stepleton. La sorella delluomo è in realtà sua moglie. Le bugie di Stepleton, ne fanno il principale indiziato agli occhi dei due investigatori. Mentre Holmes spiega, si ode un urlo che fa gelare il sangue. Holmes e Watson accorrono in aiuto ma è troppo tardi. Stepleton è riuscito nel suo intento criminoso o almeno cosò vuol farci credere Doyle.  Conan Doyle è riuscito a rendere il racconto avvincente ed intrigante, inserendo abilmente tra le parti narrative delle descrizioni minuziose ed interessanti. La desolata brughiera inglese: questo è lo sfondo di una della più note storie di Sherlock Holmes. In questo lugubre scenario Sir Charles B, si trova faccia a faccia con una belva che è lincarnazione del male. Una creatura che sfugge a ogni spiegazione razionale. Il Mastino crea un senso di terrore per qualcosa di sconosciuto in agguato… state alla larga dalla brughiera quando le forze del male imperversano… Come si fa a smettere di leggere arrivati a questo punto? Bisogna continuare anche il Capitolo seguente. Si vuole assolutamente sapere se Holmes diraderà le nebbie del mistero, o il sovrannaturale avrà la meglio. Tutto il mondo nel Mastino sembra essere permeato dal male, e spetta a Holmes penetrare quelle nebbie e dare almeno una risposta provvisoria circa la natura del male che abita questo mondo. Scienza contrapposta alle forze dell’occulto?  Una storia dell’occulto o una spiegazione razionale? Ma Mortimer racconta a Holmes di aver visto qualcosa accanto al corpo di Sir Charles, che certamente appartiene a questo mondo: impronte. Finalmente qualcosa che stimola linteresse del grande investigatore… Impronte, dunque, ma di uomo o di donna?

...il dott. Mortimer ci guardò con una strana espressione e la sua voce si fece quasi un sussurro: “Holmes, erano le orme di un cane gigantesco…”

Importante anche soffermarsi sul contesto storico in cui il romanzo si svolge, ovvero il lungo regno della regina Vittoria, che ha caratterizzato un’epoca, sebbene non sia sempre facile trovare elementi univoci nella sua definizione. Certamente le profonde trasformazioni economiche e sociali del Regno Unito, e le loro rappresentazioni letterarie, hanno prodotto uno dei periodi di maggiore interesse della storia europea, coincidente con l’idea stessa di progresso e con uno straordinario sviluppo tecnologico.

L’età che prende il nome dal lungo regno della regina Vittoria incoronata alla morte dello zio, il re Guglielmo IV, nel 1837, vede il primo manifestarsi, o la definitiva affermazione, di gran parte degli elementi che costituiscono la modernità occidentale, e dunque le radici della contemporaneità, sotto i più diversi aspetti: sul piano economico, politico e sociale, oltre che sul piano culturale, sia per quanto riguarda aspetti fondamentali della cultura alta, sia, e forse soprattutto, per quanto coinvolge la cultura popolare nelle sue varie espressioni.

Questi decenni furono caratterizzati da una situazione di relativa pace tra le grandi potenze (sulla base di quanto stabilito dal Congresso di Vienna), da un incremento delle attività economiche, da una “raffinata sensibilità” e da una forte fiducia nazionale in Gran Bretagna. Ideologicamente, l’epoca vittoriana fu testimone della resistenza al razionalismo che invece definì il periodo georgiano e di un crescente interesse verso il romanticismo, il misticismo, per i valori sociali e alle arti. A livello nazionale, l’agenda politica fu sempre più indirizzata verso il liberalismo, con una serie di cambiamenti verso la strada di una graduale riforma politica, industriale e dell’ampliamento del suffragio elettorale.

La brughiera e il Dartmoor in Scandalo nella brughiera, un assaggio
…lo sguardo di Drake si fece tenebroso mentre si addentrava nei meandri di una leggenda che sembrava smanioso di raccontare. «Quando calano le tenebre, una figura ammantata di nero e con il capo coperto da una cappa emerge dalle profondità della selva, accompagnata da una muta di mastini neri come la notte, con denti aguzzi e occhi gialli. La brughiera echeggia dei loro latrati. E guai a chi si trova sul loro cammino!»
Olivia era impallidita. Non esistevano davvero. Era solo una storia. Una diceria senza senso. Non doveva scordarlo.
«L’uomo incappucciato vaga in cerca di anime, insieme alle sue bestie dannate sputate fuori dall’inferno. Hanno il preciso compito di attaccare gli incauti viaggiatori che osano turbare la quiete del bosco.» Drake sollevò un braccio a indicare un punto in lontananza. «E laggiù, al confine settentrionale, si trova la Via dei Morti, dove i cadaveri degli sciocchi vengono sepolti per sempre.»
Liv deglutì. «Cadaveri?» Per essere solo una leggenda era alquanto terrificante.

«Oh, sì. Quando la luna è piena, una processione spettrale di uomini in abiti completamente bianchi, vestiti come monaci, si aggira tra le querce nel silenzio più cupo. La pace della notte è rotta solo dal rumore ritmico e pesante dei loro passi.»

La nostra recensione

Scandalo nella Brughiera di Pamela Boiocchi e Michela Piazza

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